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Il (micro/macro)cosmo dell’industria e della vendita di servizi e beni materiali è, per forza di cose, governato da logiche di mercato, che spesso prevedono scelte drastiche, veri e propri colpi di mano. Certamente non sfuggono a questa regola i colossi del settore tecnologico, spesso avvezzi a questo genere di strumenti, che siano manovre economiche o semplicemente astute strategie di marketing.

L’acquisizione di Nokia da parte di Microsoft, intrapresa da Steve Ballmer e conclusa poche settimane dopo le sue dimissioni dagli uffici di Redmond, rientra a pieno titolo nella prima tipologia, soprattutto alla luce di quanto Nick Wingfield ha riportato sul blog del NY Times nella giornata di ieri. Fonti anonime interne a Nokia hanno svelato come un team stesse sperimentando il funzionamento e l’adattamento del sistema operativo mobile Android sui dispositivi della fascia Lumia, ben prima che fossero intavolate le trattative per la fusione. Tutto ciò non sorprende: gli accordi stipulati nel 2011 con Microsoft prevedevano l’utilizzo esclusivo del sistema operativo Windows Phone fino al 2014, data oltre la quale l’azienda finlandese avrebbe potuto decidere di non rinnovare la partnership. Un’eventualità sconveniente per Microsoft, visto che l’80% dei Windows Phone venduti nel mondo proviene dalla stessa Nokia, che si trovava in mano un modo per impugnare il “coltello” dalla parte del manico e, allo stesso tempo, una via di fuga nel caso il progetto si fosse rivelato improduttivo.

Nonostante Susan Sheehan e Frank Shaw, portavoce di Nokia e Microsoft, abbiano evitato di connotare l’acquisizione come una mossa intenzionata ad assicurarsi la permanenza del connubio Windows Phone-Nokia, questa ci appare la prospettiva più sensata. Non sarà certo un caso se Android muove i 3/4 degli smartphone nell’intero globo.