Dopo un taglio di 4500 dipendenti ed una perdita di utile netto di oltre un miliardo di dollari, per BlackBerry si avvicina inevitabilmente la fine.
A peggiorare ulteriormente le cose una class action per una presunta frode fiscale presentata da Marvin Pearlstein presso il tribunale federale di New York per conto di migliaia di soci, i quali hanno acquistato titoli dell’azienda nell’intervallo di tempo fra il 27 settembre 2012 e il 20 settembre 2013. Fulcro della questione l’aver dipinto da parte di BlackBerry il periodo in questione come idoneo per investimenti in prospettive future per quel che riguarda la linea di BlackBerry 10. Pearlstein sostiene che la compagnia avrebbe ingannato i soci gonfiando fatture e dichiarando di star risanando tutti i debiti con la speranza di prendere tempo.
La questione si fa quindi seria se, oltre a quanto descritto sopra, colossi del calibro di Google, Cisco e SAP si affacciano alla finestra del mercato degli sciacalli. Blackberry ha provato ad interpellare acquirenti strategici per scaricare la patata bollente a compagnie come Intel, LG e Samsung. Questo avrebbe dovuto, secondo i piani dell’azienda canadese, scatenare un’asta di intenti (e quindi un’asta reale) al fine di recuperare quanti più soldi possibili dallo sfacelo dei conti interni, il quale profila inevitabilmente una bancarotta in un futuro non troppo distante.
Google ha comunque acquistato di recente Motorola Mobility, quindi alcuni analisti sono scettici nel supporre un ulteriore acquisto nel campo della telefonia, anche se c’è da dire che il portfolio delle patenti di BlackBerry (con annessi segreti professionali non indifferenti) farebbero gola a chiunque, specie se il tutto andrebbe ad integrarsi con Android, il quale rimpiazzerebbe l’OS BlackBerry 10, vera spina nel fianco dei dispositivi mobile della compagnia. Le cose hanno appena iniziato a farsi interessanti.