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Nel macrocosmo dell’informazione indipendente è una costante: le notizie, spesso e volentieri, vengono riportate senza che nulla venga aggiunto al concetto originale. A volte, chi riporta le notizie, non capisce neanche di cosa si stia parlando.

Questo, da una parte, potrebbe essere un bene, in quanto consente a chi scrive le notizie di non far trasparire il proprio punto di vista. D’altro canto, la notizia risulterà fredda, sterile e superficiale. Se, oltre a considerare il fatto che il 99% del blog in rete viene gestito da appassionati senza specifiche competenze, si aggiunge un argomento in grado di far notizia, ad esempio Google, il gioco è fatto.

E’ quanto sta accadendo in questi giorni con la telenovela che vede coinvolta Google e GMail da una parte e la privacy dall’altra.

Tutto nasce da una sventurata affermazione di un portavoce Google durante un processo, qualche giorno fa, che vede coinvolta la società, insieme a tante altre, nel caso NSA. Come sappiamo, quest’ultima ha dichiarato di aver attuato negli ultimi anni un protocollo top secret volto alla raccolta di dati sensibili grazie anche alla collaborazione di colossi del settore delle telecomunicazioni, tra cui Facebook e Google.

Senza andare troppo per le lunghe, durante l’arringa difensiva un portavoce ha dichiarato “irragionevole aspettarsi il rispetto della privacy” quando si mandano email attraverso un servizio di webmail come GMail. Dove sarebbe la novità?

GMail si affida ad un servizio di smistamento della posta attraverso un procedimento automatico che riconosce la posta inviata mediante una serie di parole chiave: questo è scritto nei termini di contratto, chi si stupisce ora semplicemente adoperava un servizio senza sapere cosa stesse facendo e quali rischi ne sarebbero derivati.

Tralasciando questo, c’è un concetto che andrebbe chiarito una volta per tutte: la privacy dell’internauta termina nel momento esatto in cui stipula un contratto con il proprio provider. La privacy online non esiste, è semplice quanto scriverlo. Chi tiene alla propria privacy, è bene che spenga il modem e rescinda il proprio contratto con l’ISP. Tutto, dalle chat alle ricerche, dalla cronologia alle impostazioni ed alle caratteristiche del PC, viene loggato ed, a volte, analizzato da società come Google o Microsoft, che sia per propinare pubblicità mirata o migliorare il browser utilizzato. Per non parlare dei dati inseriti volontariamente sui vari social network, dei dispositivi GPS, degli host online. Questi dati sono già stati utilizzati in passato per scopi propagandistici e politici. Stupirsi che un colosso qualsiasi, come Google ad esempio, possa leggere la propria posta, è da ingenui.

Google non necessita di leggere una mail nello specifico. Ciò non significa che, volendo, per questioni di sicurezza o per altre ragioni, non abbia i mezzi per farlo.

Per approfondimenti, esiste una pagina dedicata sulla wikipedia inglese, raggiungibile cliccando qui.