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Chiunque di voi fosse consapevole di cosa sia un conflitto di interessi, specie per ciò che nell’accezione italiana questa espressione rappresenta, non può fare a meno di prendere come esempio vizioso la celeberrima Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, o Agcom.

Quest’autorità ha spesso e volentieri offuscato e deturpato la realtà a causa di un sistema corrotto di cui dovrebbe essere garante. Sistema che si basa sulla totale confusione di controllore e controllati, che più volte ha portato all’accentramento del potere nelle mani di una sola persona per fini personali. Un passepartout che legalizza il conflitto di interessi in maniera scellerata. La rete non dimentica cosa avvenne ad Annozero, noto programma televisivo di informazione politica, per mano dell’amministrazione precedente.

Ebbene, questi signori vogliono adesso mettere un freno allo scambio di informazioni cosiddetto “non etico”, il peer to peer becero grazie al quale alcuni portali online si arricchiscono. Tutto stupendo, l’utente finale, in quanto tale, non può neanche essere punito stando al nuovo regolamento.

Però… c’è un però.  Già, perchè questo schema in fase di revisione per una durata di 60 giorni, rischia di essere semplicemente un pretesto, anche abbastanza populista per altro, per buttare fumo negli occhi dell’utenza. Il lettore più informato sa, infatti, che in Italia di regolamenti, leggine, postille e schemi ne esistono a bizzeffe. Ciò che si frappone tra le parole scritte nei consigli, come quello dell’Agcom presieduto da Angelo Marcello Cardani, e l’applicazione di tali intenti è sempre il vil denaro. E nessuno potrebbe mettere la mano sul fuoco affermando che in Italia (almeno per il momento) ci siano mezzi e denaro sufficienti per una tale caccia alla strega.

L’applicazione di tale regolamento sarebbe affidata ad un comitato autoregolamentato che darebbe vita all’ennesima dimostrazione di una falla palese in Italia grazie alla quale, in circostanze fumose come questa, chi dovrebbe controllare può permettersi di farlo solo quando conviene e non in maniera autonoma ed equa.

La parte lesa (colui il quale, dunque, ritiene di aver subito dalla rete un’infrazione ai propri diritti d’autore), potrà fare una segnalazione all’autorità competente solo nel caso di una richiesta di rimozione del contenuto non andata a buon fine. Da questo momento ci sarà un breve periodo per eventuale contraddittorio, scaduto il quale il contenuto verrà oscurato insieme al sito ospitante (il tutto basandosi su una scala di gravità dell’infrazione e tenendo conto del paese nel quale i server incriminati risiedono). La teoria è sempre meravigliosa, speriamo solo che in pratica tale provvedimento possa rivelarsi fruttuoso e, soprattutto, non exploitabile a danno dei meno potenti (o in favore delle lobby, che dir si voglia).

E speriamo che nessuno si accorga del logo usato per questa news.