A 60 anni, Miyamoto sta ancora progettando giochi per Nintendo, ma l’ultima creazione della compagnia, il Wii U, non ha invaso i salotti americani con la stessa celerità del precedessore. Stando ad un recente rapporto, dal suo rilascio di metà novembre sino a gennaio il Wii U ha venduto circa 940.000 unità negli Stati Uniti, in comparazione con la stima di 1,5 milioni di Wii vendute all’incirca nello stesso periodo dopo l’annuncio del dispositivo nel 2006 (stando al sito web Gamasutra). C’è da dire, tuttavia, che il Wii U sta vivendo un lancio comunque più prominente rispetto ad esempio alla Xbox 360, che è in vendita dal 2005.
Durante una recente conversazione negli uffici di Nintendo of America a Park Avenue, Miyamoto ha parlato, tramite un traduttore, delle vendite del Wii U, della violenza nei videogiochi e se egli voglia vedere o meno i propri videogiochi al Museum of Modern Art. Questi sono gli estratti della sua intervista rilasciata al NY Times.
D. Cosa pensi della conversazione che abbiamo avuto negli Stati Uniti sui giochi e la violenza a causa della sparatoria alla scuola elementare di Newtown, in Connecticut, a Dicembre?
R. E’ una domanda complicata. Dal momento che sono qualcuno che crea giochi e capisce i bambini che li giocano, è un argomento al quale sono davvero sensibile. Abbiamo visto attraverso una moltitudine di media che quando la gente vede o vive la violenza su schermo, c’è un certo intrattenimento che ne ricava.
Mario è un personaggio che, lo sento, non ha bisogno di pistole. Ma quando si tratta di violenza, devi chiederti “Perciò, se Mario non usa una pistola, è appropriato che colpisca la gente?”; ed infatti, quando stavamo creando Super Smash Bros., abbiamo avuto una lunga e davvero profonda discussione se fosse appropriato per Mario colpire le persone.
D. Il Wii U non ha brillato in termini di vendite quanto il Wii. Sei dispiaciuto per l’accoglienza?
R. Credo che il Wii U abbia ancora un lungo futuro davanti a sè. Lo vediamo davvero con il dispositivo ideale che le famiglie vorranno per rimanere connesse allo schermo in salotto che tutti bramano ed osservano. Ovviamente mentirei se non dicessi che avrei desiderato, nel breve periodo, che venisse accolto con un po’ di slancio in più. Credo, tuttavia, che nel lungo periodo non ci sia qualcosa di cui debba essere preoccupato.
D. Un sacco di persone nell’industria sono preoccupate riguardo la competizione derivante dai telefoni e dai tablet. So che il Wii U è un modo per tramutare questi schermi in console da gioco. Puoi toccare e muovere le cose. Ma lo stato dell’industria è, al momento, davvero incerto.
R. L’intrattenimento è un’industria imprevedibile. L’intrattenimento è questa cosa che si sposta di luogo in luogo. Hai un parco giochi come Disneyland, e quella è una forma di intrattenimento. Ed al contempo hai piccoli software scaricabili sul tuo smartphone che puoi giocare, e quello è intrattenimento. La posizione di Nintendo, su questo, è che noi stessi non sappiamo dove ci porterà l’intrattenimento la prossima volta.
Guardiamo ad esso in termini di che tipo di esperienze vogliono le famiglie nel loro salotto di fronte al TV. Perchè non pensiamo che le famiglie scompariranno, e non pensiamo che i TV scompariranno a loro volta.
L’ultimo paio di anni in Giappone abbiamo visto un enorme aumento dell’uso degli smartphone, al punto che in Giappone da gente dice “Forse non ho bisogno di avere una console portatile per giocare.”. Ma le ultime vacanze in Giappone abbiamo rilasciato un gioco chiamato Animal Crossing: New Leaf che uscirà negli Stati Uniti quest’anno. Ed in Giappone è stato davvero un successo incredibile. E ciò che possiamo osservare è che la gente che lo gioco è composta in prevalenza da donne adulte. E le donne adulte sono nel contempo il gruppo di persone che adottano di più l’utilizzo di smartphone nell’ultimo paio di anni.
Fin quando saremo in grado di offrire alla gente esperienze di intrattenimento che la gente vuole giocare, saranno più che contenti di comprare una console portatile da portare con loro insieme al loro smartphone.
D. Il Museum of Modern Art ha un nuovo reparto con 14 videogiochi. Non ci sono giochi Nintendo lì, anche se il museo vorrebbe averne alcuni. Che ne pensi dei giochi nei musei, anzichè nei salotti?
R. Credo che sia la cosa più triste dei videogiochi sia il fatto che una volta che l’hardware su cui quel gioco si appoggia per partire smette di funzionare, il gioco è finito. E l’unico modo per preservarlo è attraverso i video. Quindi, da un lato, sono contento che ci si stia mobilitando per preservare i giochi nel loro stato originale.
Al tempo stesso, però, mi pare un po’ strano. Guardo ancora ai videogiochi come “intrattenimento”. E mi riesce strano pensare di prendere questo intrattenimento e preservarlo come un pezzo d’arte. Anche se immagino che il MoMA come museo sia stato il primo a cominciare a preservare prodotti progettati industrialmente. Visto che anche io sono un designer industriale sono molto grato di vedere questa cosa, e grato anche che abbiano a cuore di preservare i giochi.
D. Hai avuto un successo strepitoso negli ultimi 35. Questo ti porta maggiore pressione rispetto ai tempi in cui creasti Donkey Kong?
R. Non la penso in questi termini, sul serio. Ci sono, diciamo, due tipi di persone. Ci sono quelli che dicono “Oh, possiamo bissare quel successo.” e c’è chi dice “Non riusciremo mai a rifare qualcosa così di successo nuovamente”. Ciò che io dico di solito è: “Possiamo farci da soli le nostre regole. Nessuno l’ha mai fatto. Possiamo farle strada facendo.” e così per me è molto più divertente.
D. Cosa ti entusiasma di più dei videogiochi al momento?
Per tanto tempo alla Nintendo non ci siamo concentrati sul gioco online perchè per molti anni fare ciò avrebbe comportato una riduzione della nostra base di utenti che avrebbero potuto usufruire di quelle funzioni.
Sicuramente adesso, tuttavia, vediamo una miriade di gente connessa alla Rete. Ci apre un numero di possibilità virtualmente illimitato.