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Pare non essercene mai abbastanza in fatto di notizie “superflue” ma quanto mai di fondamentale importanza per l’intero mondo tecnologico, specie se si parla di Google.

Stavolta, tuttavia, si rischia di raschiare il fondo per quanto la faccenda si sta facendo ridicola. Rockstar Consortium Inc., infatti, un consorzio di cui fanno parte colossi della tecnologia quali Apple e Microsoft, ma anche BlackBerry, Ericsson e Sony, ha “sciacallato” un numero importante di brevetti dalla Nortel nel 2011, società che si trovava all’epoca con un piede nella fossa, per un totale di 4,5 milioni di dollari.

Perchè “sciacallato”? Semplice. Nel 2011, quando Nortel fallì, si trovò costretta a mettere all’asta il suo possente portfolio di brevetti. Google offrì una cifra spropositata, ovvero 900.000$. Fu allora che la concorrenza pensò bene di formare un consorzio, il Rockstar Consortium appunto, con il preciso intento di formulare un’offerta inarrivabile per Google, acquistando infine il pacco completo dei brevetti Nortel per 4,5 milioni di dollari.

Dal momento che è ormai lapalissiano che la guerra delle virtù è stata vinta sul campo da Google (il cui presidente  Eric Schmidt afferma di aver addirittura stracciato la concorrenza mobile, asserendo che Android detiene il 75% del mercato ed iOS poco più del 15%, stando ai dati di fine 2012, mentre Windows Phone ha così pochi utenti che sviluppare applicazioni per questa piattaforma risulterebbe in una perdita di denaro), il consorzio ha pensato di proseguire la faida davanti ai giudici, imputando a Google l’infrazione di 6 brevetti appartenuti a Nortel, ora nelle mani di Microsoft, Apple & Co., alcuni riguardanti anche funzioni in merito ai motori di ricerca ed anche un gran numero di altre funzioni.

Tralasciando la “moralità” di quanto accaduto (soldi e morale vanno a braccetto come pizza e fichi), ciò  che si prospetta è una dura rincorsa, dato che, stando agli analisti, l’offerta di Google fu una mezza ammissione di colpa (Google avrebbe provato ad acquisire i brevetti Nortel dopo che alcune indagini interne avevano appurato alcune infrazioni, sempre stando agli analisti), ed ora che gli oltre 6000 brevetti sono in mano alla concorrenza si configura un immediato futuro davanti alle corti di tutto il mondo, con Google (insieme, ovviamente, ai partner commerciali come Huawei, Samsung ed altri produttori di telefoni Android come Asustek, HTC, LG Electronics, Pantech e ZTE) che tenterà di far valere le proprie ragioni.

D’altro canto, tuttavia, mettendosi su questo piano gli avvenimenti attuali, Google ha già annunciato che, dal momento che l’azione del consorzio era stata ampiamente prevista già all’indomani della vendita dei brevetti, è già pronta una controffensiva massiccia contro quello che è un palese patent troll (il consorzio non agisce a nome delle compagnie di cui è formato, ma come entità a sè stante), al fine di sovvertire le sorti della prossima guerra planetaria in materia di brevetti ed infrazioni. Secondo Google, infatti, lo stesso consorzio, nella figura delle società di cui è rappresentante, avrebbe infranto un numero non precisato di brevetti appartenenti alla società di Mountain View. Google ha già preparato un plotone d’esecuzione in materia di leggi internazionali in modo tale che se anche la questione dei 6 brevetti Nortel dovesse volgere a suo sfavore (il consorzio ha speso 4,5 milioni, per cui si aspetta un guadagno superiore alla cifra spesa, come una sorta di investimento), l’esito complessivo della faida potrebbe essere comunque far pendere l’ago della bilancia (anzi, dei bilanci) dalla parte della società californiana.